Tuo figlio quest'anno sta per finire la quinta elementare.
Quello che, rispetto al passato sta cambiando, è che i genitori si stanno trovando a dover scegliere per i propri figli la scuola con e senza zaino.
Quello che succede puntualmente quando vivi in un paese chiamato Italia è che quando nel mondo ci si trova di fronte ad un cambiamento della società grande o piccolo che sia, noi dello stivale arriviamo puntualmente in ritardo.
Ora, tralasci sul cosa sia questa scuola senza zaino. La rete fornisce svariati spunti per informarsi ed ognuno è libero di specchiarsi in questo enorme mare per capire quanto questo argomento possa essere una valida alternativa al futuro dei propri figli. Non sei qui per avvalorare un'idea. Sei qui per cercare di raccontare, negli intenti per cui hai aperto questo blog molto tempo fa, il valore di un cambiamento.
Cambiare fa paura a quasi tutti. La routine ci fa stare bene. Ma secondo te il ristagnare in vecchie convinzioni è sempre meno una linea guida nelle nostre vite oggi, e lo sarà sempre meno. Tutto sta cambiando sempre più velocemente. E, nemmeno a dirlo La semplice maniera di informarci o di istruirci, mentre scrivi sta cambiando in maniere che forse a noi adulti arriveranno fra qualche tempo.
Noi, gli adulti di oggi non possiamo capire nemmeno lontanamente cosa riservi il futuro ai nostri figli. Perchè non c'è un riferimento stabile e modelli educazionali che ormai tengano.
Noi possiamo solo tentare di capire cosa stia succedendo, e l'avvento di tecnologia, unito all'abbattimento delle istituzioni a cui i nostri padri si rifacevano sono ormai anacronismi.
E nel dubbio, nella paura di affrontare il nuovo pensando ancora che sia sconosciuto, cerchiamo nel nostro passato le risposte che, a suo tempo, i nostri genitori e i loro prima di loro utilizzavoano come capisaldi per educare.
Quello che pensi tu è che oggi, ma anche nell'immediato ieri e domani, questo non funzioni più.
Guardi i genitori degli amici di tuo figlio chiedere a maestri, professori, psicologi cosa sia questa scuola senza zaino. La paura ed il dubbio inculcati da punti di vista dettati il più delle volte da ruoli appartenenti ad un passato basato su altri concetti riportano il piano di discussione su quegli stessi modelli di cui parlavi poco fa, poichè chi pensa di sapere il più delle volte non capisce, non avendo gli strumenti per capire. Ed allora la domanda è: come orientarsi? dove informarsi?
La responsabilità diventa pesante ed onerosa. La scelta funzionerà? Mio figlio ne trarrà un giovamento?
Lo hai già detto. Il mondo dei nostri figli non potrai mai capirlo. Nemmeno tu, che ragioni in prospettiva e tenti di vedere il nuovo dove tutti vedono buio. Ma sai di sicuro una cosa. Tuo figlio non è te. e Tu, genitore, hai il dovere assoluto di tentare di capire il mondo in cui vive.
E quel mondo, fatto di app, di blogs, di crowfounding e di infrastrutture on line è il mondo che mentre scrivi queste righe, sta ancora cambiando.
Arrivare prima di tuo figlio su quello che lui farà è un dono concesso a pochi. Quasi nessuno lo sa, solo chi ci è dentro e con un po' di lungimiranza vede l'evoluzione un secondo prima può tirare ad indovinare come le future generazioni si informeranno, i loro intrattenimenti, i risvolti a livello generazionale.
E parte di questo cambiamento è appunto, la maniera con cui le istituzioni tenteranno di formare gli uomini di domani. Il punto focale secondo te non è la scuola di oggi. Il punto sono i lavori di domani, IL MONDO DI DOMANI. Cosa succederà quando i nostri figli dovranno lavorare?
Come sarà cambiata l'economia nel frattempo?
Queste sono le domande che dovremmo porci. Non l'effettiva incidenza del portarsi a scola meno libri ed un tablet, o che la maestra non dovrà avere un ruolo autoritario di fornte alle file di banchi ma autorevole portando conoscenza e condividendo con i ragazzi. Quelle sono uno specchietto per le allodole delle NOSTRE PAURE. E NOI NON SIAMO I NOSTRI FIGLI.
Loro hanno diritto ad un futuro migliore del nostro, e non possiamo permeterci di farli trovare impreparati ad un mondo che la sta sempre di più pensando in nome dell'evoluzione.
E poco conta se il futuro qui, oggi, è ancora imperfetto. Lo scotto da pagare sarà forse il vederli andare ad una scuola senza saino in versione Beta? probabilmente. Le strutture scolastiche non sono pronte alle classi organizzate a gruppi? Poco male. Volere è potere fino ad un certo punto. e se oggi ci sono dei limiti per investire su questo futuro, è anche in nome del fatto che siamo pochi a crederci, perchè ancora una volta, le nostre paure, il nostro retaggio, i nostri valori o ancor peggio i nostri limiti non ci fanno vedere al di la' del nostro naso.
sabato 10 febbraio 2018
venerdì 16 maggio 2014
Spotify si, spotify no
Completamente ignorante di cosa dice il mondo a riguardo di Spotify, l'altro giorno Ho provato ad installarlo.
Eeeeeeeeeeeeeeeeeecheci volete fare, uso il mac per lavorare e ho una gigatrilione di mp3 che già mi bastano....
Fatto sta che, incuriosito dall'eckathon di Bolzano che per 24 ore ci ha sparato musica sulle orecchie di ogni tipo e fattura, ho fatto il grande passo.
Che dire. Intarfaccia carina, non difficilissima, a tratti qualcosa non mi quadrava per poi quadrare.
Pubblicità della versione base a parte comunque direi wow, Soprattutto per due motivi:
PRIMO: Tutta lamusica senza avere il minimo bisogno di scaricare nulla. Tutta. Tutti i generi. Tutto insomma. chiaro?
SECONDO: Non ho capito bene come succeda, ma gli artisti vengono pagati ad ogni ascolto della traccia.
AH! i bei tempi che cambiano.
E benhcè di questo aspetto non possa strafregare nulla alla gente giù in strada io mi soffermo proprio qui. Perchè questo cambia tutto. questo è il punto di giunzione fra i giovani che hanno tempo ma non hanno soldi e quindi scaricano gli emmepitre e gli adulti che pagano itunes perchè non hanno tempo. Geniale!
E così, se da un lato io posso trovare quel disco che non sentivo da anni, dall'altro so che sarà remunerativo per chi il disco l'ha fatto. RIPETO. so che alla gente frega nulla. Ma l'economia attorno a questo enorme morente cetaceo arenato sulla spiaggia chiamato musica si riavvia senza far male a nessuno. o quasi. Nemmeno il tempo di realizzare che questa trasparenza di intenti si ritrova nella filosofia della rete che della trasparenza e della disintermediazione ha fatto la propria bandiera che a smontare il palco arriva ancora una volta il limite Italia.
Dove sta quindi la fregatura?
Si fa presto a trovarla in realtà: Tutto questo funziona alla grande se sei in casa, comodamente wifizzato al tuo router. Ascolti i tuoi album fino al collasso mentale.
Ma se sei fuori con la tua fida connessione 4G? beh. Penso che nemmeno questo possa interessare gli spendaccionifiglidipapà che trovo in piazza. Ma giusto per la cronaca: non so voi, ma per riascoltare 10 minuti di mp3 in alta qualità ho scaricato 40 mega del traffico mensile di un gigabyte del mio piano tariffario. A fare due conti della serva infatti se 10 minuti equivalgono a 40 mega, un giga corrisponde a circa.....250 minuti! un po'più di quattro ore di musica...
Diciamo che in questa prospettiva la cosa si fa meno allettante, Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare, La colpa ahimè non è si spotify, A ben vedere fino a che l'italia permetterà un mercato così sleale e spietato nelle tariffe attorno ad un media così vitale come la rete, l'ascoltare musica per strada senza pensare a quanto ci costa sarà davvero l'ultimo dei nostri problemi.
Per non chiudere con Ottimismo, almeno due o tre anni fa Riccardo Luna apriva un'editoriale su wired magazine teorizzando che con le spese di 5 anni di auto blu si potrebbe cablare l'intera Italia con le linee veloci. Rendiamoci conto.... O_o
Eeeeeeeeeeeeeeeeeecheci volete fare, uso il mac per lavorare e ho una gigatrilione di mp3 che già mi bastano....
Fatto sta che, incuriosito dall'eckathon di Bolzano che per 24 ore ci ha sparato musica sulle orecchie di ogni tipo e fattura, ho fatto il grande passo.
Che dire. Intarfaccia carina, non difficilissima, a tratti qualcosa non mi quadrava per poi quadrare.
Pubblicità della versione base a parte comunque direi wow, Soprattutto per due motivi:
PRIMO: Tutta lamusica senza avere il minimo bisogno di scaricare nulla. Tutta. Tutti i generi. Tutto insomma. chiaro?
SECONDO: Non ho capito bene come succeda, ma gli artisti vengono pagati ad ogni ascolto della traccia.
AH! i bei tempi che cambiano.
E benhcè di questo aspetto non possa strafregare nulla alla gente giù in strada io mi soffermo proprio qui. Perchè questo cambia tutto. questo è il punto di giunzione fra i giovani che hanno tempo ma non hanno soldi e quindi scaricano gli emmepitre e gli adulti che pagano itunes perchè non hanno tempo. Geniale!
E così, se da un lato io posso trovare quel disco che non sentivo da anni, dall'altro so che sarà remunerativo per chi il disco l'ha fatto. RIPETO. so che alla gente frega nulla. Ma l'economia attorno a questo enorme morente cetaceo arenato sulla spiaggia chiamato musica si riavvia senza far male a nessuno. o quasi. Nemmeno il tempo di realizzare che questa trasparenza di intenti si ritrova nella filosofia della rete che della trasparenza e della disintermediazione ha fatto la propria bandiera che a smontare il palco arriva ancora una volta il limite Italia.
Dove sta quindi la fregatura?
Si fa presto a trovarla in realtà: Tutto questo funziona alla grande se sei in casa, comodamente wifizzato al tuo router. Ascolti i tuoi album fino al collasso mentale.
Ma se sei fuori con la tua fida connessione 4G? beh. Penso che nemmeno questo possa interessare gli spendaccionifiglidipapà che trovo in piazza. Ma giusto per la cronaca: non so voi, ma per riascoltare 10 minuti di mp3 in alta qualità ho scaricato 40 mega del traffico mensile di un gigabyte del mio piano tariffario. A fare due conti della serva infatti se 10 minuti equivalgono a 40 mega, un giga corrisponde a circa.....250 minuti! un po'più di quattro ore di musica...
Diciamo che in questa prospettiva la cosa si fa meno allettante, Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare, La colpa ahimè non è si spotify, A ben vedere fino a che l'italia permetterà un mercato così sleale e spietato nelle tariffe attorno ad un media così vitale come la rete, l'ascoltare musica per strada senza pensare a quanto ci costa sarà davvero l'ultimo dei nostri problemi.
Per non chiudere con Ottimismo, almeno due o tre anni fa Riccardo Luna apriva un'editoriale su wired magazine teorizzando che con le spese di 5 anni di auto blu si potrebbe cablare l'intera Italia con le linee veloci. Rendiamoci conto.... O_o
mercoledì 14 maggio 2014
atomik kinder Apfel nocturno (hackathon 2014 per i salutisti)
Cominciavo questa postata alle 4 e piùomenoqualcosa del mattino del 12 maggio 2014, presso il parco tecnologio Tis di Bolzano (devo ancora capire per cosa sta "tis") dove il vostro affezionatissimo partecipava per la prima volta in vita sua ad un hackthon (che nella memoria collettiva io diffonderò da oggi con il nome di ECKATON (B)
di Cosa si tratta? più o meno quasi eckaton (b) é una tragica/figherrima maratona di 24 ore filate nella quale gruppi di persone che più o meno quasi si incontrano qui per la prima volta devono sviluppare la presentazione e la prototipazione di un progetto innovativo in ambito tecnologico/internettiano che più non si può su una scala da zero a chegranficochesseisevincileckatomb2014.
Al mio fianco nel presentare il progetto di questa postata qui al mio fianco una nuova amica, Elisa, A.k.a La stragista (storia lunga) a.k.a. Float Countess (storia lunga 2.0)
Come detto presentiamo questo progetto qui patrocinati dal comune di Belluno (questa la pagina dopo 24 ore) nella speranza di vincere almeno un pacchetto di patatine, ed anche se dopo 24 ore non è andata esatamente come avrei sperato, quanto meno trovo qualche giudice che mi da una pacca sulla spalla, dicendomi che il progetto poteva funzionare e che piedibus (leggetevi sempre la scorsa postata per saperne di più) Va fatto a prescindere da tutto.
Ovviamente non è tutto qui. A qualche giorno dall'evento, in un' agghiacciante serie di problemi digestivi che mi hanno impedito di uscire di casa (Lo stress? Le Redbull?) a mente fredda ci ripenso, e definisco l'esperienza tutt'altro che una sconfitta fine a se' stessa.
Ritornato a casa e vista sfumare la vittoria data a due ragazzini tedeschi (che alcune voci definiscono dei copioni, ma non voglio indagare su questa versione dei fatti) mi sento come uno che è arrivato ultimo (non siamo severi, ci sono stati molti dopo di noi) ma non perdente.
Quei due giorni infatti mi hanno caricato di speranza, mi hanno fatto vedere un posto che, con un po' di buona volontà sarebbe possibile ovunque. Quelle trenta ore intensissime mi hanno permesso di incontrare innovatori, di aprire gli occhi su tecnologie che, come raccontavo a chi qualche giorno prima mi permetteva di essere li a nome di belluno, possono e devono servire l'uomo.
E ciò che mi fa ben sperare, è che un posto come il T.I.S. di Bolzano a quelli come me da una concreta speranza che le cose possono essere sempre migliori. Per chi non ha più tempo da perdere, per chi vuole fare qualcosa di concreto, per chi, come me vede di fronte a se veramente troppe cose da fare bene ed una sola vita per realizzarle :)
di Cosa si tratta? più o meno quasi eckaton (b) é una tragica/figherrima maratona di 24 ore filate nella quale gruppi di persone che più o meno quasi si incontrano qui per la prima volta devono sviluppare la presentazione e la prototipazione di un progetto innovativo in ambito tecnologico/internettiano che più non si può su una scala da zero a chegranficochesseisevincileckatomb2014.
Al mio fianco nel presentare il progetto di questa postata qui al mio fianco una nuova amica, Elisa, A.k.a La stragista (storia lunga) a.k.a. Float Countess (storia lunga 2.0)
Come detto presentiamo questo progetto qui patrocinati dal comune di Belluno (questa la pagina dopo 24 ore) nella speranza di vincere almeno un pacchetto di patatine, ed anche se dopo 24 ore non è andata esatamente come avrei sperato, quanto meno trovo qualche giudice che mi da una pacca sulla spalla, dicendomi che il progetto poteva funzionare e che piedibus (leggetevi sempre la scorsa postata per saperne di più) Va fatto a prescindere da tutto.
Ovviamente non è tutto qui. A qualche giorno dall'evento, in un' agghiacciante serie di problemi digestivi che mi hanno impedito di uscire di casa (Lo stress? Le Redbull?) a mente fredda ci ripenso, e definisco l'esperienza tutt'altro che una sconfitta fine a se' stessa.
Ritornato a casa e vista sfumare la vittoria data a due ragazzini tedeschi (che alcune voci definiscono dei copioni, ma non voglio indagare su questa versione dei fatti) mi sento come uno che è arrivato ultimo (non siamo severi, ci sono stati molti dopo di noi) ma non perdente.
Quei due giorni infatti mi hanno caricato di speranza, mi hanno fatto vedere un posto che, con un po' di buona volontà sarebbe possibile ovunque. Quelle trenta ore intensissime mi hanno permesso di incontrare innovatori, di aprire gli occhi su tecnologie che, come raccontavo a chi qualche giorno prima mi permetteva di essere li a nome di belluno, possono e devono servire l'uomo.
E ciò che mi fa ben sperare, è che un posto come il T.I.S. di Bolzano a quelli come me da una concreta speranza che le cose possono essere sempre migliori. Per chi non ha più tempo da perdere, per chi vuole fare qualcosa di concreto, per chi, come me vede di fronte a se veramente troppe cose da fare bene ed una sola vita per realizzarle :)
mercoledì 7 maggio 2014
Un piccolo passo per una piccola umanità
Caro Assessore,
qualche giorno fa assistevo piacevolmente ad una riunione vicino a scuola di mio figlio in cui presentavi/spiegavi un'iniziativa chiamata piedibus, che sarà utile per il futuro della scuola e, più immediatamente al futuro di mio figlio.
Trovo l'idea di creare un autobus formato da una colonna di bambini accompagnati da un'adulto tanto semplice quanto innovativa; certo, non ho spulciato la rete in cerca di capire se qualcuno prima di voi ci aveva già pensato, ma infondo anche se fosse non ci sarebbe nessun male ad ispirarsi a chi, tanto per cambiare (e soprattutto in politica) ha voglia di rimescolare il mazzo, ma anche cambiare il gioco in totale controtendenza con quello che succede oggi, in questa nostra Italia.
Ma torniamo all'idea. Mentre ieri assistevo alla presentazione provavo a vedere l'iniziativa fra 10 anni. Quello che potenzialmente Piedibus potrebbe (e non credo che tutti in quella stanza se ne rendessero conto) rappresentare è un radicale cambio nel modo di pensare della gente.
Chi mi conosce sa che appena fa caldo cerco di portare mio figlio a scuola in bicicletta e che se posso evito l'imbottigliamento mattutino delle zone scolastiche. Penso che il pensiero attuale sia quello di muoversi in macchina anche per fare due metri. E credo che alle volte non ci si ponga nemmeno il problema di pensare ad un'alternativa.
Ieri (ma già da tempo in realtà) questo invece è successo; qualcuno ha posto l'alternativa che oltre a sgomberare le strade, educherà i nostri figli ad andare per strada con nuove segnaletiche, nuovi percorsi tutti per loro che forse li faranno sentire maggiormente cittadini di un posto attento a loro.
Inutile dire quanto questo possa essere toccante per un genitore, che magari sentirà il proprio figlio più al sicuro per le strade, ma ripeto, e cercando di vedere tutto questo fra qualche anno, quando magari piedibus sarà la routine per la mobilità mattutina degli scolari, e gli adulti non staranno tanto a stupirsi per quello che un tempo è stata una "piccola" scommessa sulla quale qualcuno ha creduto con tutte le forze possibili nella speranza di far compiere ai nostri piccoli uomini un grande passo per l'umanità, e come cittadino voglio credere in questa iniziativa come suggerimento, esempio ma soprattutto come prima proposta di una lunga serie, dandone eco in questo blog che da sempre ha guardato e sostenuto idee innovative come questa per la costruzione di un futuro migliore. Tutti insieme.
qualche giorno fa assistevo piacevolmente ad una riunione vicino a scuola di mio figlio in cui presentavi/spiegavi un'iniziativa chiamata piedibus, che sarà utile per il futuro della scuola e, più immediatamente al futuro di mio figlio.
Trovo l'idea di creare un autobus formato da una colonna di bambini accompagnati da un'adulto tanto semplice quanto innovativa; certo, non ho spulciato la rete in cerca di capire se qualcuno prima di voi ci aveva già pensato, ma infondo anche se fosse non ci sarebbe nessun male ad ispirarsi a chi, tanto per cambiare (e soprattutto in politica) ha voglia di rimescolare il mazzo, ma anche cambiare il gioco in totale controtendenza con quello che succede oggi, in questa nostra Italia.
Ma torniamo all'idea. Mentre ieri assistevo alla presentazione provavo a vedere l'iniziativa fra 10 anni. Quello che potenzialmente Piedibus potrebbe (e non credo che tutti in quella stanza se ne rendessero conto) rappresentare è un radicale cambio nel modo di pensare della gente.
Chi mi conosce sa che appena fa caldo cerco di portare mio figlio a scuola in bicicletta e che se posso evito l'imbottigliamento mattutino delle zone scolastiche. Penso che il pensiero attuale sia quello di muoversi in macchina anche per fare due metri. E credo che alle volte non ci si ponga nemmeno il problema di pensare ad un'alternativa.
Ieri (ma già da tempo in realtà) questo invece è successo; qualcuno ha posto l'alternativa che oltre a sgomberare le strade, educherà i nostri figli ad andare per strada con nuove segnaletiche, nuovi percorsi tutti per loro che forse li faranno sentire maggiormente cittadini di un posto attento a loro.
Inutile dire quanto questo possa essere toccante per un genitore, che magari sentirà il proprio figlio più al sicuro per le strade, ma ripeto, e cercando di vedere tutto questo fra qualche anno, quando magari piedibus sarà la routine per la mobilità mattutina degli scolari, e gli adulti non staranno tanto a stupirsi per quello che un tempo è stata una "piccola" scommessa sulla quale qualcuno ha creduto con tutte le forze possibili nella speranza di far compiere ai nostri piccoli uomini un grande passo per l'umanità, e come cittadino voglio credere in questa iniziativa come suggerimento, esempio ma soprattutto come prima proposta di una lunga serie, dandone eco in questo blog che da sempre ha guardato e sostenuto idee innovative come questa per la costruzione di un futuro migliore. Tutti insieme.
lunedì 25 febbraio 2013
speriamo bene....
"Tutti i giornali sono d’accordo: Grillo ha riempito con i suoi ragazzi
la fatidica Piazza San Giovanni. Sono giovani, sono inesperti, sono
entusiasti: si torna a vivere. E’ questa l’umanità che ha fatto la
storia: quella che si è lanciata nella vita ingenuamente, forte soltanto
del proprio entusiasmo, della sicurezza che essere uomini significhi
sognare, sperare, amare, godere, gioire, e credere di riuscirci
lavorando strenuamente per realizzare il sogno.
Siamo usciti, con questi sognatori, dall’incubo peggiore che gli Italiani si siano mai trovati a sperimentare, malgrado il loro lungo passato pieno di catastrofi: non avere un futuro. Non avere ciò che sostanzia, per ogni uomo, l’idea di futuro: che sarà bello, gioioso, nuovo, diverso, ricco di vita. Può forse il pareggio di bilancio, per quanto lo si prospetti come indispensabile, costituire “Il Futuro”? Può forse la Banca Centrale Europea, per quanti bond italiani sia disposta ad acquistare, vestire i panni della Fata Turchina? Basta, sì basta! Abbiamo assoluto bisogno di tornare a vivere la vita vera, quella che ha sempre reso ricchissimi gli Italiani anche quando erano poveri: la capacità di credere nel futuro, di lavorare per il futuro, nella bellezza della propria terra, nella fiducia del suo “stellone” gioioso e fortunato.
Tutto questo è stato deliberatamente ucciso, seppellito nel mondo lugubre dei sacerdoti del denaro, sordi e ciechi di fronte a qualsiasi cosa che non sia l’accumulo delle proprie monete. Economisti e banchieri si sono impadroniti dell’Europa e hanno scelto l’Italia come centro sperimentale del proprio potere, dove cominciare a sostituirsi ai politici, ormai del tutto succubi e corrotti. Ci sono riusciti con tanta facilità da rimanerne stupiti essi stessi. Forse non avevano immaginato, pur nella loro immensa presunzione, che sarebbe bastato il tintinnio delle monete a farsi addirittura chiamare da politici e capi di stato per governare al loro posto. Nel giro di un anno hanno costretto al suicidio 45 imprenditori. Un risultato davvero di tutto rispetto! L’Italia non è mai stato un paese da suicidio, neanche in tempo di guerra. I membri del governo, però, sono rimasti impassibili. Sono dei “fannulloni” questi italiani, purtroppo: sanno soltanto lamentarsi. Il giorno successivo al suicidio di un imprenditore Mario Monti è andato a consolare, non la famiglia disperata, ma i funzionari di Equitalia: quelli sì che sono dei solerti lavoratori!
La verità è che con la tirannide dei banchieri-politici si è diffusa nell’aria la certezza della loro incancrenita disumanità. L’arido deserto della loro anima è incompatibile con la vita. Hanno ingoiato, distruggendoli, tutti i sentimenti, gli affetti, i valori nei quali gli Italiani hanno creduto, e per i quali hanno lavorato e combattuto fin dall’inizio della loro storia. Tutto è stato azzerato, in nome del bilancio, in nome di una moneta. Perfino la Chiesa si è azzittita. Dopo aver sempre proclamato il primato dello spirito sulla materia, non ha avuto la forza di ribellarsi al primato del dio euro. C’è stato, a Sanremo, il “segno” della morte dell’italianità, un segno che soltanto il pensiero italiano poteva inventare: la deliberata, consapevole cacofonia della canzone Mononota.
Adesso, però, i giovani di Grillo hanno lanciato il grido della speranza: “politici, andate a casa!”. Per prima cosa, dunque, un Presidente della Repubblica che non appartenga ai partiti, che non sia né un economista né un banchiere, che non piaccia ai politici e non sia un fiancheggiatore dei politici, ma che rappresenti davvero gli Italiani, quello per cui tutto il mondo ha sempre apprezzato gli Italiani: l’arte, la poesia, la musica." Ida Magli
Siamo usciti, con questi sognatori, dall’incubo peggiore che gli Italiani si siano mai trovati a sperimentare, malgrado il loro lungo passato pieno di catastrofi: non avere un futuro. Non avere ciò che sostanzia, per ogni uomo, l’idea di futuro: che sarà bello, gioioso, nuovo, diverso, ricco di vita. Può forse il pareggio di bilancio, per quanto lo si prospetti come indispensabile, costituire “Il Futuro”? Può forse la Banca Centrale Europea, per quanti bond italiani sia disposta ad acquistare, vestire i panni della Fata Turchina? Basta, sì basta! Abbiamo assoluto bisogno di tornare a vivere la vita vera, quella che ha sempre reso ricchissimi gli Italiani anche quando erano poveri: la capacità di credere nel futuro, di lavorare per il futuro, nella bellezza della propria terra, nella fiducia del suo “stellone” gioioso e fortunato.
Tutto questo è stato deliberatamente ucciso, seppellito nel mondo lugubre dei sacerdoti del denaro, sordi e ciechi di fronte a qualsiasi cosa che non sia l’accumulo delle proprie monete. Economisti e banchieri si sono impadroniti dell’Europa e hanno scelto l’Italia come centro sperimentale del proprio potere, dove cominciare a sostituirsi ai politici, ormai del tutto succubi e corrotti. Ci sono riusciti con tanta facilità da rimanerne stupiti essi stessi. Forse non avevano immaginato, pur nella loro immensa presunzione, che sarebbe bastato il tintinnio delle monete a farsi addirittura chiamare da politici e capi di stato per governare al loro posto. Nel giro di un anno hanno costretto al suicidio 45 imprenditori. Un risultato davvero di tutto rispetto! L’Italia non è mai stato un paese da suicidio, neanche in tempo di guerra. I membri del governo, però, sono rimasti impassibili. Sono dei “fannulloni” questi italiani, purtroppo: sanno soltanto lamentarsi. Il giorno successivo al suicidio di un imprenditore Mario Monti è andato a consolare, non la famiglia disperata, ma i funzionari di Equitalia: quelli sì che sono dei solerti lavoratori!
La verità è che con la tirannide dei banchieri-politici si è diffusa nell’aria la certezza della loro incancrenita disumanità. L’arido deserto della loro anima è incompatibile con la vita. Hanno ingoiato, distruggendoli, tutti i sentimenti, gli affetti, i valori nei quali gli Italiani hanno creduto, e per i quali hanno lavorato e combattuto fin dall’inizio della loro storia. Tutto è stato azzerato, in nome del bilancio, in nome di una moneta. Perfino la Chiesa si è azzittita. Dopo aver sempre proclamato il primato dello spirito sulla materia, non ha avuto la forza di ribellarsi al primato del dio euro. C’è stato, a Sanremo, il “segno” della morte dell’italianità, un segno che soltanto il pensiero italiano poteva inventare: la deliberata, consapevole cacofonia della canzone Mononota.
Adesso, però, i giovani di Grillo hanno lanciato il grido della speranza: “politici, andate a casa!”. Per prima cosa, dunque, un Presidente della Repubblica che non appartenga ai partiti, che non sia né un economista né un banchiere, che non piaccia ai politici e non sia un fiancheggiatore dei politici, ma che rappresenti davvero gli Italiani, quello per cui tutto il mondo ha sempre apprezzato gli Italiani: l’arte, la poesia, la musica." Ida Magli
giovedì 31 gennaio 2013
pizza e kebab diurno
Non tutti sanno che, molto tempo fa, quando ero un giovane web designer in erba (praticamente come oggi ma solo meno giovane ;) una delle prime realtà professionali in cui mi trovai a lavorare (1999/2000) fu un'agenzia che operava nei campi del web e dell'editoria della quale mai, prima di oggi, avrei pensato di scrivere qui.
Ricordo che quando iniziai a lavorare li fui felice di ritrovare due cari compagni di scuola, Barbara e Michele, e ricordo con piacere che grazie a loro e al gruppo che andò formandosi in quegli anni lavorando li vi furono alcuni dei momenti più belli che ad oggi ricordo sempre con estremo piacere.
Fu in quel contesto che conobbi Giorgio, quello che li dentro, oltre ad essere uno dei miei capi copriva il ruolo di direttore creativo (in quegli anni manco sapevo cosa fosse, un direttore creativo...)
Oggi penso di poter dire, ricordando quei giorni, che li dentro ci siano stati momenti che in altri posti ho faticato a ritrovare.
Forse era la squadra piccola, forse ci si conosceva già per alcuni di noi, forse alle volte non si sapeva esattamente dove si stesse andando. Ma quel gruppo aveva una grande potenzialità professionale e un'innata capacità di volgere i momenti e le decisioni difficili in positivo minimzando, ridicolizzando, rendendo a volte grottesche le situazioni e quindi inspiegabilmente risolvendo i problemi.
E a cercare la battuta, a sdrammatizzare e farci fare una grassa risata alla fine c'era sempre Giorgio. e questo gli risultava talmente naturale che raramente si percepiva tensione in quell'ufficio.
Dio Santo. Quante risate. Ancora oggi nelle scorribande di facebook ricordare quei giorni con B e M mi fa piangere dalle risate dietro al monitor mentre ci ripenso a distanza di anni e chilometri.
INCREDIBILE.
A tutto questo ho ripensato ieri sera. Per tutto questo ho riso per alcuni attimi nel silenzio di casa mia, e per tutto questo sorrido tutt'ora con gli occhi carichi di lacrime, pensando che in queste ore proprio Giorgio ci ha lasciato.
Lo stesso che ci faceva sembrare tutto più facile, che ci difendeva contro i clienti ed, al di la di tutto una delle persone per cui, nel bene o nel male oggi sono ancora un web designer in erba con tante speranze per il futuro.e un po' più di esperienza ed anni sulle spalle.
Ciao Giorgio!
Ricordo che quando iniziai a lavorare li fui felice di ritrovare due cari compagni di scuola, Barbara e Michele, e ricordo con piacere che grazie a loro e al gruppo che andò formandosi in quegli anni lavorando li vi furono alcuni dei momenti più belli che ad oggi ricordo sempre con estremo piacere.
Fu in quel contesto che conobbi Giorgio, quello che li dentro, oltre ad essere uno dei miei capi copriva il ruolo di direttore creativo (in quegli anni manco sapevo cosa fosse, un direttore creativo...)
Oggi penso di poter dire, ricordando quei giorni, che li dentro ci siano stati momenti che in altri posti ho faticato a ritrovare.
Forse era la squadra piccola, forse ci si conosceva già per alcuni di noi, forse alle volte non si sapeva esattamente dove si stesse andando. Ma quel gruppo aveva una grande potenzialità professionale e un'innata capacità di volgere i momenti e le decisioni difficili in positivo minimzando, ridicolizzando, rendendo a volte grottesche le situazioni e quindi inspiegabilmente risolvendo i problemi.
E a cercare la battuta, a sdrammatizzare e farci fare una grassa risata alla fine c'era sempre Giorgio. e questo gli risultava talmente naturale che raramente si percepiva tensione in quell'ufficio.
Dio Santo. Quante risate. Ancora oggi nelle scorribande di facebook ricordare quei giorni con B e M mi fa piangere dalle risate dietro al monitor mentre ci ripenso a distanza di anni e chilometri.
INCREDIBILE.
A tutto questo ho ripensato ieri sera. Per tutto questo ho riso per alcuni attimi nel silenzio di casa mia, e per tutto questo sorrido tutt'ora con gli occhi carichi di lacrime, pensando che in queste ore proprio Giorgio ci ha lasciato.
Lo stesso che ci faceva sembrare tutto più facile, che ci difendeva contro i clienti ed, al di la di tutto una delle persone per cui, nel bene o nel male oggi sono ancora un web designer in erba con tante speranze per il futuro.e un po' più di esperienza ed anni sulle spalle.
Ciao Giorgio!
lunedì 30 aprile 2012
Ciao Vale
Circa tre mesi (ma forse più) fa da oggi ho avuto una notizia che mi ha fatto crollare un pezzettino di terra sotto ai piedi. Avevo sentito il mio ex direttore creativo, donna molto preparata nel suo campo, e negli anni a venire dal giorno in cui ho lavorato con lei anche una buona amica. Durante la telefonata mi diceva in anteprima di essere intenzionata a voler chiudere con la comunizione e, visto che negli ultimi anni ci si era occupati di internet e turismo, aprire una propria struttura ricettiva e cambiare vita.
Ho ripensato agli ultimi sette anni della mia vita. Ho rivisto me ventisettenne cominciare in quell'ufficio e ho rivisto tutto quello che in sette anni ho vissuto ed imparato. e mi è caduto un pezzo di mondo sotto ai piedi come dicevo...
Pochi giorni fa l'ho risentita. Mi è spiaciuto davvero ripensare agli anni in cui lavorare con lei era una questione di creatività, e non di marketing. mi è spaiciuto perchè forse, uno dei motivi per cui le nostre strade si sono divise è perchè non mi divertivo più come una volta a lavorare li (sempre sotto ilpunto di vista creativo).
Certo, in sette anni abbiamo visto alti e bassi. ma chi non li ha...
L'importante è che se oggi ho ancora passione per quello che faccio, forse lo devo anche a lei.
Certo, se oggi ripenso ancora alla notizia nel momento in cui mi è stata data un po'mi rattristo. Però apprezzo questa sua decisione. L'apprezzo per vari motivi; per il coraggio di buttarsi nell'incertezza (cosa che è capitata anche a me qualche mese fa e di cui devo uterirmente ringraziare) il lasciare largo ai giovani, per'l'onesta con se stessi nel volere di più e forse di capire che per se stessi è giusto cambiare direzione.Se ripenso a qualche postata fa non è sempre facile capire quando nel proprio posto di lavoro si può ancora fare la differenza; sono in pochi a capirlo, e per la posizione in cui lei era credo che anche in questo senso la decisione sia stata esemplare.
Quindi, se da un lato sono dispiaciuto da un'altro sono contento per lei. E a pensarci bene credo che infondo questo faccia parte della vita. Lei ha sempre lavorato credendoci, e lo farà ancora dove è adesso. Ha motivato me in molte cose a fare sempre meglio, e anche se non spetta a me giudicare lei o me per quanto ha fatto nella sua carriera di pubblicitaria oggi amo il mio lavoro. e questo è quanto basta a decretare che meriti il mio rispetto ed affetto.
Per cui grazie Valeria, spero di aver ereditato abbastanza da te per riuscire a fare del mondo il posto migliore che hai sempre cercato di mostrarmi!
Ho ripensato agli ultimi sette anni della mia vita. Ho rivisto me ventisettenne cominciare in quell'ufficio e ho rivisto tutto quello che in sette anni ho vissuto ed imparato. e mi è caduto un pezzo di mondo sotto ai piedi come dicevo...
Pochi giorni fa l'ho risentita. Mi è spiaciuto davvero ripensare agli anni in cui lavorare con lei era una questione di creatività, e non di marketing. mi è spaiciuto perchè forse, uno dei motivi per cui le nostre strade si sono divise è perchè non mi divertivo più come una volta a lavorare li (sempre sotto ilpunto di vista creativo).
Certo, in sette anni abbiamo visto alti e bassi. ma chi non li ha...
L'importante è che se oggi ho ancora passione per quello che faccio, forse lo devo anche a lei.
Certo, se oggi ripenso ancora alla notizia nel momento in cui mi è stata data un po'mi rattristo. Però apprezzo questa sua decisione. L'apprezzo per vari motivi; per il coraggio di buttarsi nell'incertezza (cosa che è capitata anche a me qualche mese fa e di cui devo uterirmente ringraziare) il lasciare largo ai giovani, per'l'onesta con se stessi nel volere di più e forse di capire che per se stessi è giusto cambiare direzione.Se ripenso a qualche postata fa non è sempre facile capire quando nel proprio posto di lavoro si può ancora fare la differenza; sono in pochi a capirlo, e per la posizione in cui lei era credo che anche in questo senso la decisione sia stata esemplare.
Quindi, se da un lato sono dispiaciuto da un'altro sono contento per lei. E a pensarci bene credo che infondo questo faccia parte della vita. Lei ha sempre lavorato credendoci, e lo farà ancora dove è adesso. Ha motivato me in molte cose a fare sempre meglio, e anche se non spetta a me giudicare lei o me per quanto ha fatto nella sua carriera di pubblicitaria oggi amo il mio lavoro. e questo è quanto basta a decretare che meriti il mio rispetto ed affetto.
Per cui grazie Valeria, spero di aver ereditato abbastanza da te per riuscire a fare del mondo il posto migliore che hai sempre cercato di mostrarmi!
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