giovedì 18 febbraio 2010

Dal 2003




é davvero incredibile. Vi assicuro che incappo in questi video senza volerlo...Il fatto è che alle volte non dovrei guardarli... dovrei tirare dritto e basta... Non credo che ci siano scusanti di fronte ad una situazione del genere...ne' credo che mi dilungherò in commento per evitare di passare per offensivo...poichè, dopo tutto ho rispetto, e ricordo a tutti che questo posto è aperto al dialogo per tutti.
TUTTI.

martedì 16 febbraio 2010

Ballate dalla rivoluzione

Traggo liberamente da questo Civicrazia

“I giovani padroni del web: così cambiano le democrazie”, titola Massimo Gaggi in nona pagina sul Corriere della Sera.
Al Forum di Davos, in Svizzera, ne discutono i grandi della Rete. Il ruolo di Internet sul banco degli imputati: qui “Tutti possono intervenire su tutto, la trasparenza è totale”. Ma allora “le reti sociali renderanno l’uomo più onesto?”, chiedono da YouTube.
Rispondono da Twitter per bocca di Evan Williams: “Non parlerei di onestà, ma di responsabilità: la trasparenza obbligherà tutti, aziende e individui, a comportarsi meglio”.

Non tutti sono così ottimisti. Tim Berners-Lee, l’inventore del WWW ammonisce: “Attenti a non mischiare le cose preziose create grazie alle nuove tecnologie con la tanta immondizia che c’è in giro”. Le reti sociali possono ridisegnare le scelte collettive, ma occorre “lavorarci molto”. Non è un caso e fa riflettere il fatto che proprio le maggiori aziende informatiche “sono le società più segrete che ci siano”, spiega Colony di Forrester.

Ecco perché è nata la Civicratic Web Action: i Cittadini che dialogano costruttivamente costituiscono un esempio di libertà, anche sul web.
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Indubbie le mie riflessioni su queste righe.
Giusto ieri inviavo due righe simboliche di ringraziamento a Wired.it
Li ringraziavo per credere in un futuro in cui il nostro governo non vuole credere. Li ringraziavo per raccontare di grandi persone che cambiano il mondo con la rete, li ringraziavo per denunciare una classe politica decrepita che non sa dire la parola internet, e semmai ne è spaventata, terorizzata, soffocata al punto che, vista la sua incontrollabilità decide di provare a spegnerla.
E provateci voi, dico io a spegnere 400.000 italiani che in due giorni si coalizzano contro Berlusconi. Altro che 48, altro che rivoluzione industriale.
QUESTA È LA RIVOLUZIONE DIGITALE. Nessuno la femerà mai. Più mi rendo conto che sto vivendo questo periodo storico, più mi esalta il pensare che è inevitabile che chi di internet vuole vedere il marcio non ha altro che da girare il dito nella piaga. Ma è tutto troppo grande per essere controllato da chi teme una critica perchè incapace di ammettere un errore ogni tanto.

E, se come dice Riccardo Luna, se il Presidente per primo non da' l'esempio mettendosi in gioco, chi lo farà fra i politici?
Sapete cosa penso? che fin troppa gente si è scocciata di questo; Si contano a centiania i blog come questo, o contrari a questo.
C'è chi vende bambini in rete, o chi ti vende i punti della patente.
Ma la cosa veramente grande è che, più si avanaza, più il tempo passa, più la gente sta capendo come IL GIOCATTOLO FUNZIONA.
Solo i pigri, i rassegnati, quelli a cui va bene tutto purchè le regole ci tutelino stanno ancora davanti alla TV.
Dinosauri.
Chi legge o leggerà queste righe è cambiato.
Ha cambiato maniera di informarsi. Il tuo standard è cambiato; ora vuoi di più, perchè ti è stata data una finestra in più, e quando qualcuno dalla tv i dirà che te la vuole togliere allora forse capirai che qualcosa non va, che non hai più la scelta, ed è proprio li, nella finestra che cercheranno di toglierti che non sarai più solo.
Dalla scrittrice albanese Elvira Dones riceviamo questa lettera aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del Cavaliere sulle "belle ragazze albanesi". Durante il recente incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli scafisti e ha chiesto più vigilanza all'Albania. Poi ha aggiunto: "Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze".

"Egregio Signor Presidente del Consiglio,

le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."

Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.

Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel
puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.

Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.

In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.

* Elvira Dones, scrittrice-giornalista
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Nata a Durazzo nel 1960, si è laureata in Lettere albanesi e inglesi all?Università di Tirana. Emigrata dal suo Paese prima della caduta del Muro di Berlino, dal 1988 al 2004 ha vissuto e lavorato in Svizzera. Attualmente risiede negli Stati Uniti, dove alla narrativa alterna il lavoro di giornalista e sceneggiatrice.